Grazie senatrice Liliana Segre

Grazie senatrice Liliana Segre.
Le sue parole sono una luce in mezzo al buio.

“In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della marcia su Roma che dette inizio alla dittatura fascista tocca proprio a me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica.
Il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché vedete, ai miei tempi la scuola iniziava a ottobre ed è impossibile per me non provare una specie di vertigine ricordando quella stessa bambina che in un giorno come questo nel 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco della scuola elementare. E che quella stessa oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato.

Il Senato nella XIX legislatura è una istituzione profondamente rinnovata, non solo perché per la prima volta hanno potuto votare anche i giovani diciottenni, ma perché i numeri sono diversi. L’appartenenza a un così rarefatto consesso non può non accrescere in noi la consapevolezza della nostra responsabilità. Stare qui non significa fare il nostro dovere, con disciplina e onore; dovremo anche concederci di lasciare fuori da questa assemblea la politica urlata che tanto ha fatto crescere la disaffezione al voto, interpretando la politica alta e nobile. Siate sinceramente in ascolto, con gentilezza e mitezza.

Le elezioni del 25 settembre hanno visto come giusto che sia una vivace competizione tra forze che hanno presentato programmi alternativi e visioni contrapposte. Il popolo ha deciso, è l’essenza della democrazia. La maggioranza ha il diritto e il dovere di governare, le minoranze di fare opposizione. Comune a tutti l’imperativo di preservare la Repubblica e le sue istituzioni, che sono di tutti, non sono proprietà di nessuno. Le grandi democrazie mature dimostrano di essere tali se, al di sopra delle espressioni partitiche, sanno ritrovarsi unite in un nucleo essenziale di valori condivisi, istituzioni rispettati, emblemi riconosciuti.

In Italia il principale ancoraggio è la Costituzione repubblicana che, come disse Piero Calamandrei, non è un pezzo di carta, ma il testamento di 100 mila morti caduti nella lunga lotta per la libertà, che non inizia nel settembre 1943 ma che vide come capofila Giacomo Matteotti.

II popolo italiano l’ha sempre sentita amica, e l’ha sempre difesa, perché se ne sentiva difeso. Naturalmente tutto è perfettibile, e anche la Costituzione può essere emendata, ma consentitemi di osservare che se le energie che da decenni vengono spese per correggere la Costituzione fossero state spese per attuarla il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice.

Il pensiero corre inevitabilmente all’articolo 3, nelle aule i padri e le madri costituenti non si limitarono a bandire le discriminazioni legati a sesso, condizioni sociali, politiche. Essi vollero anche lasciare il compito a tutta la Repubblica: rimuovere gli ostacoli economici e sociali che limitano la partecipazione di tutti all’organizzazione politia, economica e sociale del Paese.
Non poesia, non è filosofia. Anche se abbiamo programmi diversi per perseguirlo, il compito è questo: rimuovere gli ostacoli.

Le grandi nazioni si riconoscono anche intorno alle festività civili. Perché non dovrebbe essere così anche per noi? Perché mai dovrebbero essere vissute come date divisive, anziché con autentico spirito repubblicano il 25 aprile Festa della Liberazione, 1 maggio, Festa del Lavoro, 2 giugno, Festa della Repubblica. Anche la piena condivisione delle feste nazionali, delle date che scandiscono un patto tra generazioni, tra memoria e futuro, grande potrebbe essere il valore dell’esempio.

Altro tema sul quale è auspicabile superare ogni steccato politico è quello della lotta contro la diffusione del linguaggio dell’odio, contro l’imbarbarimento del dibattito pubblico.

Concludo con due auguri.
Mi auguro che la nuova legislatura tenga alto il prestigio del Senato, tutelare le prerogative. Da molto tempo viene lamentata da più parti la mortificazione del ruolo del potere legislativo a causa dell’abuso di decretazione d’urgenza. Ma nella mia ingenuità di madre di famiglia, credo che occorra interrompere la lunga serie di errori del passato, e basterebbe che la maggioranza si ricordasse di quanto denunciava quando era minoranza, e che la minoranza facesse lo stesso. Una sana e leale collaborazione istituzionale, senza nulla togliere alla fisiologica distinzione dei ruoli, consentirebbe di riportare nel suo alveo naturale la gran parte dell’attività legislativa, garantendo al tempo stesso tempi certi per le votazioni.

Auspico infine che tutto il Parlamento sappia mettere in campo in collaborazione con il governo un impegno straordinario e urgentissimo per rispondere al grido di dolore che giunge da famiglie e imprese che si battono contro i costi dell’inflazione, che vedono un futuro nero, che temono che disuguaglianze e ingiustizie si dilatino invece che ridursi. In questo senso avremo sempre al nostro fianco l’Unione europea, con la solidarietà di cui si è dimostrata capace negli ultimi anni. Non c’è un momento da perdere.: dalle istituzioni democratiche deve venire il messaggio che nessuno sarà lasciato solo prima che la paura e la rabbia possano raggiungere livelli di guardia e tracimare.

Senatrici e senatori, cari colleghi, buon lavoro.”

Liliana Segre
13 ottobre 2022

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